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Piccoli
cristiani e
C R
I S T I A N I
Da
Risveglio
Pentecostale
Anno
1951 - N° 1 - 2 |
Qualche
volta, riferendoci ad alcuni servitori di Dio del passato
o del presente, diciamo: «Essi
sono, o sono stati, grandi cristiani».
Questa frase
contiene un errore: non
ci sono grandi cristiani,
perché colui che è veramente
cristiano, senza laggiunta
di aggettivi, ha raggiunto il massimo della grandezza
consentita ad un uomo finito.
Non ci sono grandi
cristiani, ma solo cristiani
e piccoli cristiani.
I
primi abbracciano il piano della redenzione e
della santificazione per intero, i secondi si
limitano ad afferrare qualche rara manciata del
dono di Dio.
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E quindi non vogliamo
incorrere nellerrore di definire "grandi"
alcuni cristiani solo perché folle di credenti
professanti il cristianesimo sono piccoli, ma
vogliamo riconoscere con precisione la realtà alla
luce della Rivelazione divina.
Quanto
esposto potrebbe sembrare un ozioso gioco di
parole, vano nella sua essenza e sterile nelle
sue conseguenze; invece, a nostro avviso, riveste
unimportanza pratica di non valutabili
conseguenze.
Quando diciamo grandi, noi classifichiamo
quelli che sono semplicemente cristiani
come una categoria fuori
serie collocata
allapice di una scala; una categoria, se
non di privilegiati, almeno di esseri
eccezionali che vanno riguardati con ammirazione
e verso i quali non è inopportuno mantenere una
rispettosa distanza.
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Ci sembra superfluo
parlare di pericolo: uno stato
mentale simile non costituisce un pericolo perché è
in se stesso una rovina e se noi
rimaniamo schiavi di concezioni di questo genere,
continueremo inesorabilmente a vivere un surrogato
del cristianesimo o, se vogliamo essere più generosi,
un cristianesimo parziale che ci
relegherà ai margini dei piani di Dio.
La legge è inesorabile:
Cristiani
e
piccoli
cristiani. Cioè
simili
a coloro le cui testimonianze ci sovrastano
per sublimità e potenza
o
poveri
spiriti rachitici, incompiuti e
atrofizzati nelle funzioni cristiane.
Rinunciare
totalmente al mondo,
devolvere per intero
le proprie ricchezze,
affrontare i
sacrifici più duri o le persecuzioni
più crudeli,
non sono gli
atti dei grandi cristiani,
ma semplicemente la
manifestazione dei cristiani
o, se vogliamo essere precisi fino
allesagerazione, dei
veri cristiani.
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I cristiani sono tali
in quanto sono discepoli di Cristo e perciò nessun
atto, per grande che sia dal punto di vista umano, è
troppo sublime per essi: anzi ogni atto definibile
sublime rappresenta la manifestazione degli istinti
del cristiano.
Piccoli cristiani,
risvegliamoci!
Non abbiamo di fronte
una schiera di grandi dalla quale
possiamo essere separati senza compromissione,
ma abbiamo una folla di cristiani
alla quale ci possiamo mescolare o dalla quale
possiamo rimanere tragicamente esclusi.
Piccoli
cristiani,
la vita che ci sfugge sotto le mani è vana;
cessiamo di dare ad essa il valore eterno ed
infinito.
Piccoli
cristiani,
il denaro che maneggiamo non ci appartiene;
desistiamo dal desiderio di occultarlo per i
nostri fini egoistici.
Piccoli
cristiani,
Iddio è il bene supremo; manteniamoci ogni
istante legati a Lui.
Piccoli
cristiani,
i beni celesti, le promesse divine, rappresentano
tesori duraturi; cerchiamoli con avidità
spirituale incessantemente.
Piccoli
cristiani,
il mondo precipita nel caos e nella perdizione;
affanniamoci per portargli la parola della
salvezza.
Piccoli
cristiani,
che cosa vale circondarci di mille comodità; che
cosa vale perdersi in mille problemi o mille
speculazioni, quando Cristo ci chiama ogni giorno
sul Suo sentiero?
Piccoli
cristiani,
perché perdere ore ed anni nelle fatiche che
concernono la vita ed il mondo, perché ritenere
con cura i beni di quaggiù, quando il cielo ci
attende?
Piccoli
cristiani,
perché difendere con accanimento la propria
reputazione, la propria personalità, il proprio
nome, quando Cristo ci ha promesso un nome nuovo?
Piccoli
cristiani,
perché custodire con sentimento idolatrico la
propria vita quando attendiamo la glorificazione
serbata ai fedeli?
In ognuna di queste
esortazioni, in ognuna di queste domande è contenuta
la tragedia della nostra vita.
Noi vogliamo adattare il
cristianesimo alla nostra piccola personalità e
quasi vogliamo cambiare il significato agli enunciati
chiarissimi del Cristo.
Ma
questa nostra vana pretesa non sfiora neanche il
monte di granito che ci sta davanti:
il cristianesimo rimane
quello che è, e solo adattando la nostra vita ad esso
noi usciremo dalla piccolezza del nostro contingente per
afferrare una verità che ci darà il privilegio di
chiamarci cristiani.
Su tale traguardo gli
atti normali del Cristianesimo non ci appariranno
più, come già detto, trasfigurati in un eroismo
eccezionale, perché
fino al limite della rinuncia della nostra vita,
fino al limite dellabbandono dei nostri
beni,
fino
al limite dellannichilimento della nostra
personalità,
fino
al limite del superamento di ogni benessere
terreno,
fino
al limite della distruzione di ogni passione, di
ogni vizio, di ogni istinto, di ogni peccato,
tutto ci sembrerà logica
e normale conseguenza della nostra vita rinnovata in
Cristo.
Roberto Bracco
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